Il Magistrato Dino Petralia è stato annunciato come nuovo Capo DAP dopo le dimissioni nelle scorse ore di Francesco Basentini. Petralia, era in corsa per diventare Procuratore Capo a Torino, ma si ritirò, come spiega questo articolo de La Repubblica del 19 giugno 2019.
Il procuratore generale di Reggio Calabria era in pole position per succedere ad Armando Spataro. Dopo lo scandalo al Csm ha deciso di fare un passo indietro. "Per me è insieme un momento di grande amarezza ma anche un recupero di serenità. Al danno si è aggiunta la beffa ma non sono disponibile a lasciar sporcare la mia dignità ".
Dino Petralia, procuratore generale di Reggio Calabria, da mesi candidato tra i più accreditati per succedere ad Armando Spataro alla guida della Procura della Repubblica di Torino ha ritirato la sua candidatura. Lo ha fatto fuori tempo massimo con una lettera inviata al Csm in cui esprime il suo "profondo scoramento" per una vicenda che lo ha portato a capire che "non c'era più spazio per me".
Procuratore, come ha maturato questa sua decisione?
"Sarei andato a Torino con tanto entusiasmo a concludere la mia carriera. Avevo tutti i titoli, dieci anni da procuratore capo a Sciacca, quattro da aggiunto a Palermo, due da procuratore generale a Reggio Calabria ed in più il CSM. Ero certamente un candidato forte e ormai da mesi tutti, anche molti colleghi di Torino, davano per certa la mia nomina. Poi improvvisamente le cose sono cambiate".
Cosa è successo?
"Sono cominciati a uscire articoli di giornale che facevano altri nomi di colleghi come favoriti. Poi è apparso chiaro che le nomine in coda da tempo alle Procure di Torino, Brescia, Perugia erano bloccate da quella della Procura di Roma. Lo avete scritto anche voi. Avevo già capito che le cose erano cambiate quando la mia corrente si è rifiutata di votare per Viola per la Procura di Roma".
Lei a quale corrente è iscritto?
"Ad Area. Area era a favore di Lo Voi per i suoi titoli. E infatti il voto di Suriano di Area è andato a Lo Voi. Ció ha fatto intendere che non ci sarebbe stato spazio per nessun candidato di Area per quel che a me interessava per Torino. A quel punto io avrei già voluto revocare la mia candidatura. A Torino sarei andato solo a testa alta, mi sarei sentito mortificato nella mia posizione a fare un ricorso. Ma i miei mi hanno pregato di rimanere. Poi è scoppiato il caso Palamara, sono venute fuori le intercettazioni in cui, anche se indirettamente, si faceva riferimento anche al mio concorso. E ho detto basta".
In che cosa si è sentito tirato in ballo?
"Nelle conversazioni tra i consiglieri coinvolti si faceva riferimento alla possibilità di un vicendevole sostegno: se Area avesse dato una mano a Viola, a quanto si è saputo avrebbero dato una mano anche a me. Oppure la necessità di liberare la poltrona di procuratore generale di Reggio Calabria per Creazzo, l'attuale procuratore di Firenze. Tutte cose che mi hanno dato molto fastidio".
Procuratore, lei è stato membro del Csm nella legislatura 2006-2010. Gli accordi tra correnti per le nomine non ci sono sempre state?
"Le intese sono fisiologiche; colloqui, ricerche di sostegno ai candidati questo sì, e anche interlocuzioni con la base per saperne di più, ma lo facevano i capigruppo e lo facevano in consiglio non negli alberghi nelle ore notturne. E' un momento nerissimo per la magistratura; volevo provare ad andare a Torino mosso con un entusiasmo giovanile; adesso non ne ho più la giusta motivazione che merita un ufficio impegnativo come quello torinese”
La Repubblica - 19 giugno 2019