Brescia, tentano d'evadere con 3 ostaggi feriscono un agente: s'arrendono
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STORIA Brescia, tentano d'evadere con 3 ostaggi feriscono un agente: s'arrendono 06/08/1974 

Si erano procurati due pistole - La guardia ferita è grave -1 rivoltosi, uno è di La Spezia, hanno catturato un vice brigadiere, un graduato ed un geometra che sorvegliava alcuni lavori (Dal nostro corrispondente) Brescia, 5 agosto. Un drammatico tentativo di evasione dal carcere di Brescia è stato compiuto questo pomeriggio da tre detenuti i quali, dopo aver preso tre ostaggi e ferito gravemente un appuntato che cercava di bloccarli, si sono arresi. La rivolta è durata quattro ore. I protagonisti sono tre giovani rapinatori: Salvatore Turrini, di La Spezia, arrestato a Sanremo tempo fa, che era armato di pistola cai. 7,65, Giuseppe Speranza, di Brescia, e Pier Angelo Montecchio, pure di Brescia che aveva una pistola calibro 9. Tutto si è iniziato verso le 14,20, quando gran parte dei trecento detenuti di Canton Mombello, un edificio che sorge nel cuore di una zona residenziale della città stavano dormendo nelle celle, sotto la cappa di una calura soffocante. La temperatura a Brescia, oggi, ha raggiunto i 38 gradi. I tre armati, protestando per il caldo si sono fatti aprire la cella dalla guardia graduata Pasquale Di Gennaro, che poi trattenevano come ostaggio. Poi hanno avanzato lungo il braccio di detenzione ed hanno catturato un secondo graduato, il vicebrigadiere Salvatore Gabulla, e infine il geometra Vittorio Fenaroli, che stava dirigendo i lavori di ricostruzione di un tetto danneggiato nel marzo scorso durante una rivolta durata due giorni. Spingendo i tre ostaggi e ripetendo la minaccia di sparare i tre rivoltosi hanno superato i vari sbarramenti ed hanno raggiunto il cortile sul quale si apre il cancello che dà verso l'esterno. Erano ormai a pochi passi dall'ultimo ostacolo alla fuga quando è intervenuto coraggiosamente un agente di custodia, l'appuntato Nerio Fischioni, 42 anni, sposato e padre di tre figli, che si è gettato addosso ad uno dei tre cercando di disarmarlo. Gli altri due detenuti hanno reagito e mentre uno teneva sotto tiro gli ostaggi terrorizzati, l'altro ha sparato diversi colpi addosso al Fischioni raggiungendolo al torace. Il poveretto è caduto. Poco dopo è stato portato nell'infermeria: è grave. A questo punto, viste precluse le vie della fuga, i tre ribelli sono scesi in uno scantinato costringendo gli ostaggi a seguirli. Sono intervenuti il direttore del carcere e due magistrati, il sostituto procuratore della Repubblica, Enzo Giannini, e il giudice Besson. I detenuti hanno liberato una delle guardie e il il geometra. Poi, per circa un'ora, è proseguita la trattativa. I rivoltosi rifiutavano di uscire dallo scantinato e di liberare il terzo ostaggio. Altre trattative, ai quali hanno partecipato anche" aue cronisti della stampa locale, Roberto Mirtetto e Giorgio Piglia, e finalmente la liberazione dell'ultimo ostaggio e la resa. E' stata notata una Giulia rossa targata Basilea, sostare a lungo, poi aggirarsi nei viali che attorniano il penitenziario. Si ritiene che la vettura fosse pronta ad accogliere gli evasi qualora il loro tentativo avesse avuto successo. Quando le cose si sono messe male e attorno al carcere stava per chiudersi un cordone di sicurezza, l'auto si è velocemente allontanata. Il Fischioni, intanto, è stato accompagnato da un'autombulanza all'ospedale civi- le di Brescia, dove versa in gravi condizioni al centro di rianimazione. Ha riportato perforazioni alla milza e al polmone sinistro. In serata la situazione pare normalizzata, anche se nel carcere, dove in questi ultimi giorni era stato adottato un sistema assai « aperto » verso i detenuti, permane uno stato di tensione.

La Stampa 6 agosto 1974


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