Il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria "non ha diramato alcuna disposizione a proposito dei detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza o, addirittura, sottoposti al regime previsto dall'articolo 41bis dell'ordinamento penitenziario". Lo afferma in una nota il Dap, chiarendo che quella inviata il 21 marzo scorso agli istituti penitenziari "è una richiesta con la quale, vista l'emergenza sanitaria in corso, si invitava a fornire all'autorità giudiziaria i nomi dei detenuti affetti da determinate patologie e con più di 70 anni di età".
Un "semplice monitoraggio - continua la nota - con informazioni per i magistrati sul numero di detenuti in determinate condizioni di salute e di età, comprensive delle eventuali relazioni inerenti la pericolosità dei soggetti, che non ha, né mai potrebbe avere, alcun automatismo in termini di scarcerazioni: le valutazioni della magistratura sullo stato di salute di quei detenuti e la loro compatibilità con la detenzione avviene ovviamente in totale autonomia e indipendenza rispetto al lavoro dell'amministrazione penitenziaria. Dal ministero - conclude la nota del Dap - comunque sono stati attivati gli uffici per fare le tutte le opportune verifiche e approfondimenti".
La lettera del DAP, sospettata di essere la causa dell'invio ai domiciliari dei boss mafiosi