Dopo tante polemiche e querele, l’ospite scomodo: il boss Alessio Attanasio, 47 anni, ritenuto dalla Procura distrettuale di Catania a capo della cosca Bottaro-Attanasio, il clan mafioso più forte a Siracusa, è stato trasferito nel carcere di Cuneo.
A quanto pare il trasferimento scaturisce dalla denuncia presentata nelle settimane scorse in Questura della famiglia del detenuto che avrebbe puntato l’indice contro gli agenti di Polizia Penitenziaria di Spoleto, dove Attanasio era rinchiuso in regime di 41 bis, dopo la sua protesta nel cortile della struttura.
A quanto pare, il quarantasettenne, laureando in Giurisprudenza, avrebbe chiesto l’applicazione di una sentenza della Corte di Cassazione che avrebbe allungato da una a due le ore d’aria anche per i detenuti sottoposti al carcere duro. Una manifestazione che sarebbe costata il trasferimento di Attanasio nella «cella liscia» di punizione attraverso modalità poco ortodosse. Da qui la querela dei familiari del quarantasettenne e la decisione di sistemare il detenuto in altro penitenziario.
Il boss è imputato nel processo sull’omicidio di Giuseppe Romano, ammazzato il 17 marzo del 2001 in via Elorina. Il fascicolo è stato riaperto dopo le rivelazioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Lombardo e di altri pentiti, tra cui Dario Troni, Attilio Pandolfino, Antonio Tarascio e Rosario Piccione, uscito ormai dal programma di protezione, che avrebbero puntato l’indice contro Attanasio, in carcere dal 2002. Secondo l’accusa, l’omicidio di Giuseppe Romano sarebbe stato uno sbaglio perché il vero obiettivo del gruppo di fuoco, composto da due persone, tra cui Attanasio, sarebbe stato un imprenditore.
Quest’ultimo avrebbe ricevuto dal gruppo Bottaro-Attanasio e Santa Panagia una condanna a mor- te ma i killer si sarebbero fatti ingannare dall’auto, una Fiat 126, che era nella disponibilità dell’imprenditore ma fatalmente guidata, quel giorno, da Giuseppe Romano.
Alessio Attanasio ha sempre negato di essere stato l’esecutore dell’omicidio ed a sua volta ha accusato altri due componenti del clan mafioso di essere stati loro a compiere la spedizione punitiva, cioè il pentito, Salvatore Lombardo, e Liberante Romano, ucciso nel maggio del 2002, per la cui morte sono stati già condannati in via definitiva Salvatore Calabrò e Giuseppe Calabrese mentre in Corte di Appello è in corso il processo contro Pasqualino Mazzarella.
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