Impegnati 120 uomini delle forze dell'ordine anche per evitare lo scoppio di rivolte dei detenuti. Il blitz di polizia e carabinieri è scattato nel primo pomeriggio. Almeno 120 uomini, su mandato del Dap (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) e della Procura di Padova, hanno passato al setaccio celle e corridoi del carcere Due Palazzi a caccia di droga, telefoni cellulari e chiavette Usb.
Il penitenziario era finito nella bufera nel 2010, ma il vero scandalo è scoppiato l'8 luglio del 2014, quando gli agenti della Squadra mobile avevano portato alla luce una corruzione diffusa in tutta la casa di reclusione: i detenuti potevano drogarsi, telefonare con i cellulari e con gli stessi navigare in Internet. Il business era stato messo in piedi da alcuni poliziotti della penitenziaria. E da allora le indagini non sono ancora terminate, così come i processi. Negli anni infatti sono stati scoperti altri affari illegali all'interno del Due Palazzi.
L'operazione - Poliziotti del reparto prevenzione crimine e della Questura, carabinieri del Nas, del comando provinciale e unità cinofile antidroga, per un totale di 120 uomini, ieri hanno passato al setaccio per oltre cinque ore la casa di reclusione. Agenti e militari, con la stretta collaborazione dei poliziotti della penitenziaria, hanno perquisito ogni singola cella del carcere. Ma non solo, anche i corridoi e le stanze utilizzate per i laboratori, dove i detenuti studiano o imparano un mestiere, e pure gli alloggi e gli uffici della penitenziaria. L'obiettivo era quello di trovare e sequestrate droga, telefoni cellulari e chiavette Usb. E sarebbero state rinvenute alcune dosi di sostanza stupefacente. Il problema principale per carabinieri, poliziotti e agenti delle penitenziaria, è stato quello di tenere calmi i carcerati mentre è andata in scena la perquisizione. Il pericolo che potesse scoppiare una rivolta era elevato.
I telefoni cellulari - In soli tre anni, dal 2014 al 2017, nella casa di reclusione Due Palazzi, sono entrati illegalmente 130 telefoni cellulari con tanto di scheda sim. Almeno duecento detenuti hanno potuto usufruire degli apparecchi, tra cui alcuni ergastolani, per chiamare mogli, fratelli, mamme e amici. E proprio nel marzo del 2017 in un alloggio di servizio di un agente penitenziario, sono stati trovati e sequestrati venti telefoni cellulari, mentre altri sei apparecchi sono stati poi scoperti dietro a un termosifone lungo un corridoio del carcere. Ma i telefoni, di dimensioni molto ridotte, sono stati fatti penetrare all'interno del penitenziario anche nascosti dentro i biscotti. Lo stesso trucco è stato utilizzato in più occasioni dai parenti dei detenuti, per occultare le schede sim. Durante il processo che si sta tutt'ora celebrando nell'aula bunker di Mestre per il filone delle indagini relative al blitz del 2014, c'è stata una testimonianza choc da parte di un test della pubblica accusa. L'uomo davanti ai giudici ha dichiarato: "Ho iniziato a drogarmi quando sono stato arrestato e sono finito in carcere. Al Due Palazzi la sostanza stupefacente girava ovunque".
L'altro scandalo - Il pubblico ministero Sergio Dini non si è occupato negli anni solo di droga e telefoni cellulari, ma anche di un altro scandalo che ha investito la casa di reclusione Due Palazzi. Nell'aprile dell'anno scorso sedici Poliziotti penitenziari sono finite nei guai per essersi assentate dal lavoro 100 giorni a testa, grazie a falsi certificati medici con la complicità di quattro dottori. Nella maggiore parte dei casi i Poliziotti soffrivano di gastrite e lombosciatalgia. Un agente è stato pizzicato nel suo paese in Puglia a fare il meccanico di auto, mentre doveva essere a casa per una lombalgia. Un secondo si è dato malato per non andare a lavorare, ma si è comunque presentato in carcere per giocare a calcio con i colleghi e i detenuti.
Il Gazzettino