Bergamo, altri episodi sospetti sul Direttore del Carcere Antonio Porcino
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NOTIZIE Bergamo, altri episodi sospetti sul Direttore del Carcere Antonio Porcino 05/07/2018 


Quanto i pm Maria Cristina Rota ed Emanuele Marchisio si oppongano alla scarcerazione dell’ex direttore di via Gleno, Antonino Porcino, è evidente dalla loro scelta. Sono andati entrambi, ieri a Brescia, all’udienza del Riesame. Dopo il no del gip, gli avvocati Marco e Riccardo Tropea hanno chiesto al tribunale della libertà di attenuare la misura cautelare. Disporre i domiciliari, almeno, a Reggio Calabria, città di Porcino, indagato per corruzione, peculato, falso, turbata liceità degli incanti, tentata truffa.

La risposta ancora non si sa. Si sa che i pm hanno argomentato con ulteriori elementi la pericolosità dell’ex direttore, qualora venisse scarcerato. Faccende legate più che altro ai rapporti con il personale, anche non appartenente alla Polizia Penitenziaria, su cui la procura vuole fare luce. Secondo la difesa, ora che è in pensione, Porcino è lontano dall’ambiente del carcere, non c’è motivo di tenerlo recluso. «Resto sempre in circolo...», disse lui agli imprenditori Metalli di Urgnano, secondo i pm favoriti nella gara per installare distributori automatici nel carcere di Monza. «Ha testualmente affermato di non avere alcuna intenzione a seguito del proprio pensionamento di scomparire dalla circolazione, ma di avere interessi a proseguire i propri plurimi contatti», è uno dei motivi per cui il gip Marina Cavalleri decise che «è evidente, all’attualità e nella concretezza, che la misura della custodia in carcere è l’unica misura da ritenersi adeguata ed idonea, oltre che proporzionata». Ma secondo la difesa quella intercettata fu una frase di circostanza.

A proposito di rapporti con il personale, in procura è stato sentito il direttore generale dell’Ats, Mara Azzi. Vestito a fiori, è arrivata in piazza Dante in tarda mattinata. Con i pm a Brescia, è stata sentita dalla polizia giudiziaria. «No comment», alza il muro della riservatezza. Ma, alla luce del suo ruolo, è lecito pensare che sia stata convocata in merito al personale sanitario del carcere. In particolare, a segnalazioni relative a una difficile convivenza con Porcino, o comunque con la sua gestione, di chi per professione (sanitaria) è tenuto a seguire regole e protocolli precisi. Fino alla fine del 2015 il servizio delle dipendenze e quello psicologico erano in carico all’allora Asl. Dal 2016, il riferimento è l’ospedale Papa Giovanni XXIII. Da qui gli interrogativi: che fine fecero le segnalazioni? Lamentavano problemi di rapporti caratteriali o altro?

Se, come «rivelato» ieri al Riesame, su Porcino sono emersi altri episodi, colpisce ancora più di prima il divario con il suo curriculum. Nove pagine fitte di incarichi, docenze, partecipazione a commissioni disciplinari e d’esame. E, soprattutto, la carriera da direttore dello stesso carcere per 33 anni: «Casa circondariale di Bergamo dal 16 ottobre 1985 ad oggi», nel curriculum. Porcino è stato anche reggente del Provveditorato della Lombardia che fa capo a 18 istituti penitenziari. Ricevette l’encomio per la reggenza al carcere di Opera, Milano, dal 2006 al 2007. Tra gli incarichi più recenti, nel 2016 fu componente dell’osservatorio regionale sulla sanità penitenziaria e, dal 2010 al 2013, funzionario per la stipula dei contratti d’appalto per il mantenimento dei detenuti nelle carceri lombarde.

bergamo.corriere.it
 


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