La comunicazione giudiziaria sarebbe stata recapitata anche al direttore e al comandante delle guardie di custodia - Oggi si effettuerà una perizia sui mezzi adoperati per fuggire.
Sono almeno una dozzina le persone indiziate di reato o comunque interrogate dal magistrato in presenza dell'avvocato perché potenzialmente imputabili per l'evasione dal carcere di domenica scorsa. Come si ricorderà tre pericolosi detenuti: Giuseppe Greco, 23 anni. Giuseppe Ciulla. 37 anni. Giovacchino Bova. 30 anni, subito dopo avere assistito nella sala comune allo spettaclo televisivo «La domenica sportiva» anziché rientrare nelle rispettive celle si nascondevano nella cameretta di altri 4 prigionieri.
Di qui attraverso il finestriro del gabinetto al quale erano state segate le sbarre si calavano nel cortile e, raggiunto il muraglione di cinta, lo scavalcavano servendosi di fune. L'allarme venne dato dopo una decina di minuti ma ormai i tre avevano fatto perdere ogni traccia.
L'inchiesta condotta dal procuratore della Repubblica, dottor Alvaro Carruba, ha preso le mosse da un soppraluogo che ha portato alla constatazione che le sbarre della cella numero 31 posta al secondo piano, molto verosimilmente erano state preventivamente segate. I quattro detenuti che ne erano ospitati. Salvatore Paparatto. 20 anni, Leonardo Monastra , 19 anni, Sergio Colombo, 20 anni e Antonio Arena. 19 anni sono stati i primi ad essere interrogati, assistiti dagli avvocati Cardinali e Correnti. Stante il segreto Istruttorio non si sa quale spiegazione abbiano dato al magistrato; sembra comunque si siano dichiarati all'oscuro di ogni piano di fuga dei tre evasi. Rimane da spiegare chi abbia potuto segare le sbarre del finestrino della loro cella.
Interrogati dal sostituto procuratore (ma senza avviso di reato) sono stati anche cinque agenti di custodia in servizio domenica scorsa: il capo Michele De Longu, assistito dall'avvocato Caldarera; Giuseppe Bussu, Alfredo Marras, Amedeo Lepidi e Antonio Tortora (assistiti dall'avvocato Scifo). Tra questi c'erano le sentinelle sul muraglione che non avrebbero visto i fuggitivi che, servendosi di una fune, scavalcarono l'ostacolo. Avviso di reato (sembra a sensi dell'articolò 387 codice penale - colpa del custode in caso di evasione) avrebbero ricevuto anche il direttore del carcere, dottor Federico Sarlo ed il maresciallo comandante le guardie di custodia, Francesco Piiloni, patrocinati rispettivamente dall'avvocato Leonardi e dall'avvocato Allegra.
Per domani è stata disposta una perizia tecnica sui mezzi adoperati per la fuga.
La Stampa 11 maggio 1974