Arrestati ex Direttore e attuale Comandante di Polizia Penitenziaria del carcere di Bergamo: le intercettazioni del Commissario
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NOTIZIE Arrestati ex Direttore e attuale Comandante di Polizia Penitenziaria del carcere di Bergamo: le intercettazioni del Commissario 11/06/2018 

L’ex direttore del carcere di Bergamo (in pensione dall’1 giugno) Antonino Porcino, dopo 40 anni di carriera nel dipartimento di amministrazione penitenziaria, è stato arrestato nella prima mattinata di oggi (lunedì 11 giugno) dai carabinieri e dalla Guardia di finanza, in un’operazione congiunta, nell’ambito di un’inchiesta dei sostituti procuratori di Bergamo Maria Cristina Rota e Emanuele Marchisio.

Porcino è stato portato in carcere (in un istituto non a Bergamo), non ai domiciliari, com’era emerso in un primo momento. Ai domiciliari, invece, il direttore sanitario del carcere Francesco Bertè, il capo della Polizia Penitenziaria a Bergamo Antonio Ricciardelli, il commissario Daniele Alborghetti e due imprenditori di Urgnano, padre e figlia.

Il caso dell’imprenditore Cavalleri
Le accuse, a vario titolo, vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta, dal peculato al falso ideologico, fino alla tentata truffa ai danni dello Stato. L’inchiesta, dei carabinieri di Clusone e della Finanza, è nata nell’aprile del 2017, quando il noto imprenditore bergamasco Gregorio Cavalleri era stato arrestato su mandato del tribunale di Vibo Valentia, per truffa aggravata nell’ambito dei lavori di riqualificazione di un tratto della Salerno-Reggio Calabria. L’imprenditore doveva andare in carcere, ma secondo l’accusa aveva evitato di finire in cella grazie a certificazioni mediche che attestavano uno «choc emotivo» che invece agli inquirenti non risulterebbe.

La casa e la pensione dell’ex direttore
Le indagini, iniziate da quell’episodio, si sono poi allargate. Gli investigatori avrebbero scoperto un episodio di corruzione legato a un contratto di fornitura, in esclusiva, di distributori automatici per alimenti, bevande e tabacchi all’interno del carcere di Monza. L’appartamento privato dell’ex direttore del carcere Antonino Porcino, inoltre, sarebbe stato ristrutturato grazie alla distrazione di personale della Polizia Penitenziaria, e di materiali di proprietà del dipartimento carcerario. Gli autoveicoli del carcere sarebbero stati usati, inoltre, per le esigenze private dello stesso Porcino, che avrebbe anche beneficiato di trattamenti privilegiati di quiescenza, di riposo medico per patologie inesistenti e concordate e del pagamento di licenza non fruita al momento della pensione.

La misura cautelare a carico di Antonino Porcino, calabrese di Reggio Calabria ma da anni a Bergamo, 65 anni, è scattata nonostante il direttore del carcere di via Gleno (che ha coordinato per 33 anni), fosse in pensione dal primo giugno. La sua carriera era iniziata da vice direttore a Novara nel 1979.

Anche il procuratore di Brescia Tommaso Buonanno viene ascoltato dagli investigatori dei carabinieri che indagano, da aprile del 2017 in poi, sulla gestione del carcere di Bergamo (leggi l’articolo sull’inchiesta), in particolare sulle condotte dell’ex direttore Antonino Porcino e di più agenti della Polizia Penitenziaria, incluso il comandante Antonio Ricciardelli, finito agli arresti domiciliari.

Il Comandante intercettato
Il procuratore Buonanno non risulta indagato. Viene ascoltato perché telefona a Ricciardelli, che è sotto intercettazione. E la chiamata arriva dopo l’arresto del figlio Gianmarco Buonano, in carcere per rapina. «Ehm...per oggi pomeriggio...—dice il procuratore — se fosse possibile prevedere il colloquio di due ore...perché Gianmarco l’ultima volta ha manifestato il desiderio di stare un po’ di più...quindi...se è possibile per noi...». «Facciamo due ore e finiamo comunque alle cinque...» risponde il capo della penitenziaria. «Si», dice il magistrato. Poco dopo Antonio Ricciardelli chiama un sottoposto, che gli chiede: «Ma però registriamo un’ora noi?». «Eh — risponde il comandante — noi registriamo sempre un’ora».

La conversazione si riferisce al colloquio del 21 marzo 2018, che durò, alla fine, un’ora e 30 minuti, con falsa attestazione degli Agenti della Penitenziaria. E lo stesso episodio, secondo l’accusa, si sarebbe ripetuto il 29 marzo. Il regolamento del carcere prevede anche le due ore di colloquio. Ma a Ricciardelli e a tre Agenti della Penitenziaria, è contestato il falso ideologico.

Il procuratore Walter Mapelli precisa: «Il dottor Tommaso Buonanno non è minimamente sospettato di aver indotto la Polizia Penitenziaria a modificare i registri dei colloqui in carcere. Nell’ipotesi della Procura si è trattato di una autonoma iniziativa del Comandante della Polizia Penitenziaria sulla quale, per altro, sono in corso gli accertamenti».

bergamo.corriere.it

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