Arezzo: cinque detenuti segate le sbarre fuggono calandosi con le lenzuola
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STORIA Arezzo: cinque detenuti segate le sbarre fuggono calandosi con le lenzuola 05/10/1971 

Clamorosa evasione di notte dal carcere di Arezzo. La fuga mentre gli altri prigionieri guardavano uno spettacolo televisivo Raggiunto l'esterno hanno rubato due auto e hanno fatto perdere le tracce.

Con una lima e quattro lenzuola annodate, gli strumenti delle evasioni da manuale, cinque detenuti sono fuggiti la notte scorsa dal carcere giudiziario di San Benedetto, ad Arezzo. Sono la comparsa cinematografica Enrico Fioravanti, 42 anni, di Roma, Giuseppe Aversa, 31, da Gerace Superiore, in provincia di Reggio Calabria, Elio Battista, 26, di Civitanova del Sannio, in provincia di Campobasso, Dante Rossetti, 39, di Terni, Benito Ciranna, 31, di Siracusa. Il primo era in attesa di giudizio: era stato arrestato il 30 luglio scorso in una via centrale di Arezzo, mentre era alla guida di un'auto sportiva carica di pelli rubate e privo di patente; gli altri stavano scontando tutti pene per furti; il Battista sarebbe uscito tra quattro mesi, Ciranna e Aversa dovevano scontare ancora due anni ciascuno, il Rossetti aveva subito la condanna più dura: 10 anni. Da 24 ore sono divenuti i protagonisti di una vicenda che sembra uscita da un romanzo d'appendice stile primo '900. La questura, il comando dei carabinieri, il compartimento aretino della polizia stradale li cercano con tutti i loro uomini.

Da Firenze sono giunti gli agenti del centro cinofilo della polizia con i cani addestrati alla caccia all'uomo. Sono stati organizzati posti di blocco lungo tutte le strade della zona e rastrellate le campagne circostanti. Gli evasi preparavano la fuga da tempo. Sembra che fossero riusciti a procurarsi la lima in un laboratorio del carcere, uno stabilimento di tre piani nel mezzo di Arezzo, ammodernato recentemente e privo delle tetraggini che affliggono gran parte degli istituti di pena italiani. Come gli altri reclusi, una sessantina in tutto, godevano di una relativa libertà: le porte delle loro celle erano chiuse a chiave soltanto durante le ore notturne e potevano spostarsi da un reparto all'altro, avvertendo semplicemente il personale di custodia.

Sembra che a turno siano riusciti durante varie settimane ad introdursi in uno sgabuzzino, situato in fondo al j corridoio sul quale si aprono le celle del secondo piano. Nei pochi minuti che potevano restare inosservati, hanno segato le sbarre di ferro che assicuravano la finestrella sul cortile interno, prospiciente il giardino dell'attiguo convento delle suore domenicane. Erano le 22,30; i reclusi stavano riuniti in una sala comune a piano terra, seguendo sul televisore la trasmissione «Domenica sportiva». C'erano tutti, meno Fioravanti, Rossetti, Aversa, Battista e Ciranna. Avevano detto di non sentirsi bene, preferendo perciò restare in cella. Al secondo piano sono probabilmente restati soli; in quel momento gli agenti di custodia non dovevano essere più di sei o sette ed erano occupati nei servizi essenziali del carcere o si trovavano con la massa dei detenuti davanti al televisore. I cinque si sono mossi con rapidità e sicurezza.

Secondo una prima ricostruzione, il Rossetti ha preso un grimaldello costruito con una sbarra della sua branda ed ha aperto la porta della propria cella. Poi ha fatto saltare la serratura di quella dei suoi compagni, che probabilmente si erano preoccupati di preparare le lenzuola, necessarie a discendere a terra. Tutti insieme hanno raggiunto lo sgabuzzino, con pochi colpi sono riusciti ad abbattere definitivamente l'inferriata tenuta ormai in piedi da un'esile lista di ferro e si sono calati suore domenicane. Ormai erano fuori. In una strada vicina si sono impadroniti di una vecchia «Fiat 500», ci sono saliti in 3 e si sono diretti verso il casello dell'Autostrada del Sole. Altri due, probabilmente l'Aversa e il Rossetti, sono invece riusciti a impadronirsi d'una «Fiat 124» partendo nella direzione opposta.

L'allarme era intanto scattato e sull'Autostrada del Sole alcune pattuglie dei carabinieri stavano predisponendo posti di blocco. La «Fiat 500» con a bordo il Fioravanti, il Ciranna e il Battista, è giunta nel momento in cui i carabinieri stavano controllando un grosso camion che procedeva in direzione Nord. Questa circostanza ha permesso ai tre evasi di guadagnare qualche istante riuscendo cosi a superare il camion e fuggire sotto gli occhi dei carabinieri, che li hanno però immediatamente inseguiti.

E' bastato però il vantaggio di poche centinaia di metri ormai acquisito dai fuggiaschi perché questi riuscissero ad evitare gli inseguitori. Con una rapida manovra sono passati sulla carreggiata opposta e si sono diretti verso Sud. Di questa manovra i carabinieri si sono accorti soltanto qualche chilometro oltre e quando sono tornati indietro riprendendo così l'inseguimento, gli evasi erano ormai lontani.

La Stampa 5 ottobre 1971
 


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