Il Corpo di Polizia Penitenziaria ha celebrato oggi 201 anni di storia. Una storia arricchita da uomini e donne che quotidianamente, tra molteplici difficoltà, lavorano con serietà, coraggio, rispetto ed amore nei confronti della divisa.
E le difficoltà che si intrecciano nel sistema penitenziario nazionale sono davvero tante a partire dalla carenza di risorse umane ed economiche. Carenze che mettono a dura prova l’operato degli agenti della Polizia Penitenziaria.
Ma oggi è un momento di festa e, anche riflettendo sulle criticità che tengono ferme il comparto, bisogna celebrare l’operato di chi con dignità indossa quella divisa.
L’arrivo delle autorità presso la Casa Circondariale “Antimo Graziano” di Bellizzi ha dato il via alla manifestazione, a cui hanno partecipato, oltre al direttore Paolo Pastena, il Questore Luigi Botte, il Procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, il Vicario del Prefetto di Avellino, Silvana D’Agostino, il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Massimo Cagnazzo, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Gennaro Ottaiano ed il Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Fabio Benigni.
Secondo il Comandante del reparto di Polizia Penitenziaria, Attilio Napolitano, in servizio presso l’Istituto di Bellizzi da ben sette anni, “il problema del sovraffollamento non grava sul nostro Istituto ma, al contrario, registriamo una carenza d’organico di circa 80 unità. Tra molteplici difficoltà rispondiamo, però, alle emergenze. Questo è un disagio di respiro nazionale – prosegue – se pensate anche ai tagli apportati agli Istituti nelle recenti scelte di Governo”.
In riferimento alle recenti aggressioni registratesi proprio nel carcere di Bellizzi, il Comandante ha precisato: “Fa parte del nostro lavoro, sono sicuramente i rischi legati al nostro mestiere. Per fortuna qui ad Avellino non sono così frequenti”.
Oltre l’emergenza, restano i 201 anni dalla fondazione del Corpo della Polizia Penitenziaria, che celebra anche il sacrificio di chi è caduto in nome della Giustizia: “Oggi è senza dubbio un giorno di festa – ha precisato il Comandante Napolitano – ma è anche un momento di profonda riflessione. Al nostro fianco i familiari di due uomini coraggiosi che hanno indossato con professionalità e serietà questa divisa ed hanno perso la vita”.
Il Comandante fa riferimento ai due eroi vittime della camorra: Pasquale Campanello, Soprintendente capo di Polizia Penitenziaria, trucidato a Torrette di Mercogliano nel ’93 ed Antimo Graziano, brigadiere degli Agenti di Custodia ucciso il 14 settembre 1982, a cui è intestato proprio l’istituto penitenziario di Bellizzi.
“Un particolare pensiero va, con la gratitudine dell’Amministrazione, al personale di Polizia Penitenziaria caduto nell’adempimento del proprio dovere. Proprio a loro è necessario ispirarsi per continuare a dare attuazione al mandato costituzionale, soprattutto, nei momenti di difficoltà come questo in cui il sistema penitenziario vive in una condizione di grande difficoltà dovuta alla gravissima carenza di risorse umane ed economiche”. Queste le parole di Tiziana Perillo, Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti, durante il suo intervento in sala davanti alle istituzioni e agli agenti e ai veterani dell’ANPPE.
“La piena attuazione degli obiettivi istituzionali è frutto di un sapiente e proficuo lavoro di squadra tra gli addetti ai vari complessi funzionali dell’ufficio che mi affiancano nel difficile compito della gestione del comando, e tutto il personale delle scorte che esegue i servizi di traduzioni e piantonamenti – ha precisato Perillo -. Infatti, è necessario, pur nella consapevolezza delle difficoltà operative, convincersi che, solo attraverso la compattezza e l’unione di intenti, ed attraverso la collaborazione leale tra la compattezza e l’unione di intenti, ed attraverso la collaborazione leale tra il personale dei vari ruoli, noi poliziotti penitenziari potremo non rendere vano il sacrificio quotidiano di servitori dello Stato che condividono con le altre forze di polizia l’obiettivo della sicurezza sociale”.
E’ un compito arduo quello del recupero sociale dei reclusi che il poliziotto penitenziario riesce a svolgere, senza confusione di ruoli, salvaguardando la serietà e la certezza della sentenza di condanna. “Nella convinzione – ha precisato Perillo – che si può combattere la criminalità, garantire la giustizia e l’affermazione delle leggi dello Stato, non solo punendo coloro che hanno commesso un crimine ma anche convincendoli, dove è possibile, attraverso il processo rieducativo ad abbandonare le scelte e gli atteggiamenti anti-istituzionali ed adottare una scelta di legalità e di valori civili”.
Il poliziotto penitenziario, dunque, partecipa con un intervento che è anche in qualche modo di prevenzione, alla difesa della società e alla difesa di coloro che potrebbero nel futuro divenire vittime di ulteriori delitti.
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