Che cosa volevano gli individui sorpresi all'1 di stanotte attorno al carcere, in atteggiamento sospetto? Tentavano forse di introdurre un loro uomo per favorire la fuga di qualche “mafioso” rinchiuso per la tragica vicenda di Cristina Mazzotti?
Questi i fatti. Poco prima dell'1, la guardia carceraria di ronda sul muraglione di cinta della nuova prigione di via Sforzesca, vedeva la sagoma dì un uomo avvicinarsi con fare furtivo. L'individuo si portava alla base della costruzione, sperando di non essere visto, grazie all'oscurità, e prendeva poi a camminare rasentando la cinta, per una trentina di metri, per raggiungere un punto ancora più buio; a questo punto, la guardia carceraria Di Rosario ha intimato l'alt. Lo sconosciuto non ha risposto. Si è appiattito contro il muraglione e soltanto dopo una seconda formazione e la minaccia di fare fuoco, se l'è data a gambe. La guardia di custodia ha sparato una raffica di mitra, probabilmente in aria, a scopo intimidatorio. Al fragore degli spari, altri due individui che si trovavano appostati dietro le piante che circondano la parte sud-est del carcere, sono usciti allo scoperto, dileguandosi poi a bordo di un'auto.
L'allarme in tutto il carcere è stato immediato. E' uscito scortato, da quattro agenti, armi in pugno, il direttore Federico Sarlo. nel tentativo di bloccare i tre sconosciuti. Sono sopraggiunte subito dopo pantere della polizia e gazzelle dei carabinieri. Per circa un'ora, tutta la zona è stata setacciata, ma dei tre non si è trovata traccia.
La Stampa 5 settembre 1975