I fuggiaschi scoperti e fermati nella prigione giudiziaria - Il detenuto che ha tentato di uccidersi è quello che scrisse un diario della rivolta dei tre e fu liberato in mattinata.
A poche ore dalla drammatica, mortale sparatoria, altri cinque detenuti hanno tentato di evadere questa sera verso le 20 dal carcere giudiziario di via Parma ad Alessandria. Sono stati corpresi mentre bucavano il muro della cella al primo piano dell'edificio, dove sono i detenuti in attesa di giudizio. I cinque, assieme a un compagno che non partecipava all'evasione, erano sistemati nello stesso locale. Si tratta di Rosario Calcamese, 25 anni, un siciliano abitante a Torino denunciato per furto; Antonio Fierro, 23 anni, da Salerno, pure abitante a Torino, che risponde di furto e oltraggio; Morando Michelin, 19 anni, di Certosa, accusato di furto; Secondo Luigi Piccato, 29 anni, abitante a Torino, arrestato per rapina aggravata; Domenico Tagliente, 24 anni, condannato qualche giorno fa per ricettazione a oltre un anno di reclusione. Calcamese e Fierro, il 19 aprile scorso, assieme al giovane sardo Ennio Carta, che a gennaio aveva ucciso a rivoltellate la fidanzata di Alessandria, avevano tentato la fuga dal carcere giudiziario segando le sbarre di una inferriata. Erano stati sorpresi sui tetti, bloccati e riportati in cella. Il Michelin, invece, qualche settimana fa era evaso dal carcere di Ovada ed era poi stato rintracciato e riacciuffato.
Questa sera, verso le 20, gli agenti di custodia, durante un giro di controllo, hanno scoperto che i cinque avevano fatto un buco nel muro della cella largo 40 centimetri per sessanta e lo stavano ultimando per fuggire: volevano raggiungere i tetti della vicina caserma della Legione carabinieri di Alessandria. Le guardie li hanno bloccati; quindi sono stati avvertiti i carabinieri. In serata, il Fierro è stato trasferito alle carceri di Torino. Calcamese, Michelin, Piccato e Tagliente sono stati invece trasferiti per « misura di sicurezza » alla Casa penale di Alessandria, dove il tentativo di fuga di tre detenuti è terminato l'altro giorno con sei morti. Proprio nella casa di pena, uno dei detenuti che erano stati presi in ostaggio dai tre rivoltosi ha tentato di uccidersi, svenandosi. E' Luigi Olivasso, 29 anni, mulatto di Salsomaggiore, condannato per rapina a quattro anni e tre mesi di reclusione; terminerà di scontare la sua pena nel luglio del '76.
Olivasso ha avuto una parte di protagonista, a modo suo, nelle estenuanti 32 ore di attesa prima della sparatoria finale. E' stato lui, infatti, a scrivere un diario, ora per ora, della lunga prigionia, diario che Cesare Concu ha consegnato alla nostra corrispondente Emma Camagna quando si è recata, con altri due giornalisti, a parlamentare con i rivoltosi. Si tratta di un documento di cronaca, ma politicizzato, in chiave rivoluzionaria (Stampa Sera lo ha pubblicato integralmente venerdì). L'entusiasmo del giovane per i banditi, altri particolari ancora non molto chiari hanno indotto il magistrato a sospettarlo di complicità con i tre.
Quando stamane è stato riportato in cella dall'ospedale (venerdì pomeriggio era sotto choc), l'Olivasso non è stato accolto molto favorevolmente dagli altri detenuti, che pare lo ritengono non troppo ligio alle leggi della convivenza carceraria. Questa sera, alle 21,15 il giovane si è tagliato le vene dell'avambraccio, sembra con un pezzo di latta. Trasportato di nuovo in ospedale, è stato giudicato guaribile in dieci giorni. Mentre i sanitari lo medicavano, l'Olivasso, ancora sotto choc, ha cominciato a raccontare com'è stato ucciso il dottor Gandolfì: « Lo ha freddato il Di Bona quando s'è accorto del primo assalto dei carabinieri ».
La Stampa 13 maggio 1974