Agenti di custodia mal pagati, senza ferie, esasperati fanno lo sciopero della fame
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STORIA Agenti di custodia mal pagati, senza ferie, esasperati fanno lo sciopero della fame 10/08/1973 

Ieri non si sono seduti alla mensa - Esposti al direttore i motivi della protesta: stipendi di fame (100 mila al mese dopo ventanni di lavoro) ; orari massacranti; riposi settimanali "saltati"; vacanze rimandate; trattenute per il vitto.

Oltre 200 carceri in Italia, 30 mila reclusi, 11 mila agenti di custodia in tutto. Tolti quelli — numerosi — che fanno servizio al ministero o sono assegnati a servizi complementari (autisti o addetti a compiti amministrativi) i « secondini » veri e propri sono 8 mila circa. Sulle loro spalle il peso maggiore: il contatto quotidiano con la massa dei detenuti, mille problemi della sorveglianza in un ambiente ingrato. Dove una banale frase di ammonimento o un piatto di spaghetti troppo cotti bastano a Innescare violente reazioni e proteste.

Alle « Nuove » di Torino — come in questi giorni sta accadendo a Milano e in altre città d'Italia — gli agenti di custodia sono In fermento. Militari a tutti gli effetti, non possono scioperare, né organizzarsi sindacalmente. La loro è dunque un'agitazione quasi clandestina della quale, oltre le mura del carcere, ufficialmente non si dovrebbe saper nulla. Ma l'esasperazione è al colmo, le notizie e le dichiarazioni amareggiate filtrano all'esterno. Ieri alle « Nuove » gran parte degli agenti di custodia hanno cominciato una specie di « sciopero della fame ». Non si sono seduti alla mensa, hanno chiesto e ottenuto un colloquio con 11 direttore, per esporgli ancora una volta i problemi che 11 angustiano. Quali sono questi problemi? Vediamo la situazione di Torino. I detenuti alle Nuove in questi giorni sono circa 500, gli agenti In organico 180. In molti altri Paesi dell'Europa il rapporto fra guardie e carcerati è ben diverso: per ogni detenuto ci sono due agenti. Ecco dunque il primo problema, dal quale discendono tutti gli altri: l'Insufficienza d'organico. Chi del resto pub essere attratto da questo « mestiere »? La paga base Iniziale è di 75.000 lire al mese; con 24 anni di servizio si arriva alle 100 mila lire. I turni di sorveglianza sono massacranti. Basta che nell'aria ci sia 11 sentore d'una irrequietezza fra 1 detenuti; basta che 1 reclusi di un « braccio » siano un po' più agitati del solito, ed ecco che gli orari degli agenti si allungano, finché ogni sospetto di turbolenza non sia dileguato.

« Dovremmo lavorare 8 ore al giorno — dicono i " secondini " — ma troppo spesso superiamo questo limite di due e anche quattro ore. Sapete quanto ci spetta dì straordinario? Ogni ora, 80 lire. E nemmeno quelle ci pagano, sono anni che non ne teniamo più il conto. Inoltre, per la mancanza di personale, si salta frequentemente il giorno di riposo settimanale. Non parliamo delle ferie. Ci sono agenti che quest'anno non sono riusciti a farne nemmeno un giorno, altri che continuano ad accumulare quelle degli anni passati ». Un articolo della legge 607, (agosto 1971) stabilisce: « Per ogni giorno di riposo settimanale o di ferie annuali non goduto e per ogni servizio prestato oltre le otto ore giornaliere dagli appartenenti al Corpo degli agenti di custodia, deve essere corrisposta un'adeguata gratifica ». Questa « adeguata gratifica » (che non viene data mai regolarmente, dicono gli agenti delle « Nuove », confermando le dichiarazioni del loro colleghi milanesi) corrisponde a 600-800 lire per giornata.

Gli agenti di custodia non sposati hanno un altro motivo per essere scontenti. Ogni mese hanno una trattenuta per la mensa di 25 mila lire. « E' una grossa cifra — dicono — se si tien conto del nostro misero stipendio. Ci trattengono la quota per obbligo, anche chi volesse mangiar fuori non potrebbe farlo. E' una specie di clausura. I permessi di libera uscita, finito l'orario di lavoro, scadono a mezzanotte. La " settimana corta " non esiste più da mesi. In queste condizioni reclusi ci sentiamo anche noi, con chi deve scontare una condanna inflitta dal giudici.

Ma c'è un rimedio. La nostra " ferma " dura tre anni. Alla fine possiamo rinnovarla, o lasciare questa vita da cani. La maggior parte dei giovani ha deciso di andarsene. Alle " Nuove " di Torino, fin dal prossimo autunno ci si accorgerà di quest'esodo ». Con lo sciopero della fame di ieri, i « secondini » hanno voluto manifestare il loro malcontento. La protesta non ha provocato nemmeno una piccolissima parte del danni subiti dalle carceri italiane durante le sommosse di detenuti. Anzi lo Stato ci ha guadagnato: non ha servito una cinquantina di minestre e di bistecche ai suoi dipendenti. Ma sono anche queste inique situazioni che nel nostro Paese aggravano l'amministrazione della giustizia.

La Stampa 10 agosto 1973


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