Agente di custodia all'Ucciardone è ucciso in un agguato
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STORIA Agente di custodia all'Ucciardone è ucciso in un agguato 13/07/1980 

S'allunga la catena dei delitti maturati nel carcere di Palermo sotto casa. La vittima fulminata con quattro rivoltellate mentre rientrava di notte.

All'Ucciardone c'è clima di paura, dopo l'assassinio, domenica, dell'agente di custodia Pietro Cerulli. Per ucciderlo l'hanno atteso a mezzanotte sotto casa, un alloggio popolare nel rione "Villa Tasca". Da una "131" sono stati esplosi parecchi colpi di rivoltella: il medico legale ha contato quattro proiettili, tutti con effetti mortali e sparati da due pistole diverse.

L'automobile dei «killers» è stata rinvenuta abbandonata poco distante. Non c'è un indizio, non si sospetta in modo particolare di qualcuno. "Sto vivendo un incubo che mi atterrisce", ha detto ieri mattina la vedova, Raffaella, 27 anni, durante la messa funebre nella chiesa di Santa Lucia davanti al carcere. La salma dell'agente dì custodia, più tardi, è stata avviata a Miano (Napoli) per essere sepolta nella tomba di famiglia. Ma all'Ucclardone che cosa sta succedendo?

Il brigadiere Attilio Bonìncontro fu ucciso a rivoltellate il 1° dicembre 1977: era considerato un "duro" e i detenuti non lo sopportavano. Il 6 agosto 1979 Antonio Angiulli, guardia di custodia, subì un pestaggio come mai ne erano accaduti nel carcere. Motivo? Ripicche, antipatie, piccole beghe tra Angiulli e un gruppo di reclusi. Il 28 successivo fu rapito (e certamente è stato ucciso) il vicecomandante del corpo degli agenti carcerari, maresciallo Calogero Di Bona; tre giorni dopo fu accoltellato l'agente Giuseppe Scozzarello. Dopo quell'agosto, la situazione all'Ucciardone sembrò tornare calma sia pure entro i limiti di una prigione vecchia e maltenuta dove i 750 detenuti vivono in condizioni non certo ideali.

Settecentocinquanta detenuti: tra loro anche Leoluca Bagarella, luogotenente del capomafia Luciano Liggio, che però non dà confidenza agli altri e non è loquace. Pietro Cerulli era spesso di turno nell'ottava sezione dov'è rinchiuso Bagarella. Ma, probabilmente, è soltanto un coincidenza: in effetti nessuno tra gli investigatori ritiene che un uomo come Bagarella sia disposto a far uccidere un agente carcerario magari per uno sgarbo. "La verità — commenta un avvocato che, per via della professione, frequenta l'Ucciardone —è un'altra: là dentro ci sono alcuni piccoli pesci e parecchi malandrini di scarso livello che cercano di farsi grandi soprattutto a spese dei giovani". L'ultima volta che, prima di questo nuovo delitto, si era parlato dell'Ucciardone fu in gennaio quando il direttore dell'infermeria, il dottor Francesco Paolo Salmeri, venne sospeso dall'incarico e quattro medici che collaboravano con lui furono sottoposti a procedimenti disciplinari per presunti casi di favoritismi nei confronti di detenuti segnalati loro da "amici".

La Stampa 16 luglio 1980


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